INFORMAZIONI
Località di partenza: Ponte campo
Quota di partenza: 1319 m
Dislivello: 927m
Tempo di percorrenza: 3 ore in salita
Difficoltà: media (T)
Copertura telefonica: parziale
COME ARRIVARCI
Una volta arrivati in località San Domenico (località turistica legata agli impianti sciistici e rilanciata negli ultimi anni dal nuovissimo hotel), si prosegue dritti passando su una stretta strada asfaltata ed in alcuni punti sterrata, che vede il superamento dell’Alpe Nembro. Il consiglio che possiamo dare a riguardo per la percorrenza della strada è di avere un’auto che non abbia l’assetto troppo basso, visto le numerose buche anche piuttosto grandi, i sassi e le invallature per permettere il decorso dell’acqua durante i periodi di forte pioggia. Continuando sulla strada si arriva al parcheggio, situato sulla destra. È facile da riconoscere perchè è l’unico grande prato raggiungibile in macchina, prima di un ponte e di una casetta di legno. Arrivati al parcheggio, bisogna fare attenzione, prima di poter parcheggiare, i “custodi del parcheggio” chiederanno il periodo di sosta, così da darvi la ricevuta per il pagamento da esporre sul cruscotto; la quota è di 3 euro al giorno. Una volta parcheggiato, tornando verso la strada, si nota che questa continua con una gippabile, ecco l’inizio del percorso.
PERCORSO
Intraprendendo questa strada si passerà fra alcuni boschetti con delle baite ed a volte pascoli di mucche o capre. La strada sale senza sosta fino alla fine, attraverso piccoli corsi d’acqua, costeggiando il torrente Cairasca con la sue bellissime rapide e cascate. Potete tirare un sospiro di sollievo nel momento in cui arriverete ad una cappelletta, la Cappelletta del Groppallo o Cappella della Serenità, chiamata così poichè realizzata nel XVI secolo per offrire conforto e riparo ai viandanti affaticati che percorrevano la mulattiera che da San Domenico sale all’Alpe Veglia. Da qui la strada prosegue tutta in piano e leggero pendio fino ad entrare nella piana del Veglia. Proprio all’ingresso della piana potete fare una ricarica di energie mangiando yogurt artigianale e formaggio nostrano, prodotto in loco dall’Azienda Agricola De Giuli. Dopo una gustosa merenda, le batterie sono di nuovo cariche per poterci addentrare nel bel mezzo della piana del Veglia. Superato il ponte da cui si può ammirare e fotografare in tutta la sua bellezza il Monte Leone, la vostra strada sarà quella che vi porterà ad una zona abitata, Cianciavero. Superato il “paesino” ci addentriamo ufficialmente nella nostra via verso il Lago d’Avino. Il sentiero si addentra nella fitta e rigogliosa flora del luogo, attraverso la quale si scorgerà un cartello che indica le marmitte dei giganti. Questo luogo è una versione molto ridotta di quelle presenti ad Uriezzo, ma comunque incantevoli per i suoi corsi d’acqua immersi in questa natura ancora selvaggia. Le marmitte sono dei fenomeni naturali dovuti dall’effetto corrosivo dell’acqua veloce ed impetuosa sulle rocce. Si chiamano così perchè per le credenze popolari, le insenature formatesi ricordano le grosse marmitte degli essere fantastici, i giganti appunto. Da questo luogo fantasy inizia la salita. Si arriverà ad un punto in cui le piante inizieranno a farsi meno, lasciando spazio alle numerosissime piante di mirtillo che nel periodo giusto possono essere un’ottima fonte di sali minerali e zuccheri. Proprio in questi pressi, la strada si divide.
Un masso con la scritta Lago d’Avino ci indicherà due vie, una a destra ed un’altra a sinistra. Entrambe portano alla stessa meta, ma quella di destra (dritta) è circa 5 minuti più lunga, in quanto sale più lentamente e non a scaloni. Con questa strada si arriverà ad osservare dall’alto il Lago, dovendo poi scendere verso il muro della diga, tramite un sentiero non battuto su roccia ma comunque attrezzato con funi d’acciaio con le quali potersi aiutare per la discesa. Il sentiero di sinistra è un po’ più veloce ma molto stretto, che sale a gradoni; questo ci porta invece sotto il muro della diga, nelle vicinanze delle case dei guardiani, dal quale si può osservare la vallata dell’Alpe Veglia. Da qui comunque possiamo salire sul muro ed osservare il Lago d’Avino, ai piedi dell’imponente Monte Leone.
L’ALPE
Una volta sul muro della diga si può intraprendere la strada che porta verso la parte più interna, una sorta di giro del lago. Questa strada personalmente, non la troviamo mai! Arriviamo sempre ad un punto in cui ci troviamo a fare sali e scendi e a passare puntualmente in mezzo ad un prato abbastanza ripido e scivoloso. Ma comunque non è un grosso problema se capita anche a voi, nonostante non si veda il sentiero, il luogo è ben agibile in ogni punto e quindi si ritorna facilmente sui giusti passi. Da qui si può decidere di intraprendere molti percorsi ma quello che preferiamo è il cammino che parte dalla cappelletta sopra il muraglione. Da qui possiamo dirigerci verso il Pizzo Valgrande.
Il percorso non è molto lungo, in 30-40 minuti giungerete sulla vetta. Per arrivarci si passa in mezzo a prati intervallati da qualche piccolo laghetto. In questo caso, il percorso non è molto battuto, ma ci sono alcuni pali che delineano il percorso. L’ultimo punto, quello dove inizia la salita, sotto la cima, è un sentiero su piode franate e dunque un po’ instabile. Non allarmatevi, non è un percorso difficile né richiede esperienza, bisogna solo tenere a mente che il terreno non è tutto stabile e fare attenzione. Arrivati in cima si ha la vista sull’intero vallone con Ponte Campo e San Domenico. Girandosi e guardando da dove si è arrivati, il Lago d’Avino si vede definito e contornato dalle Alpi e da distese di verde. Il Pizzo Valgrande è raggiungibile anche partendo da Ponte Campo, senza dover per forza passare dalla piana del Veglia e dal Lago d’Avino. Il periodo indicato è da luglio a settembre. In inverno è possibile arrivare alla piana con le pelli e i ramponi, ma diventa difficile e pericoloso per valanghe.
DOVE MANGIARE
I punti di ristoro sono il Rifugio CAI “città di Arona” e il Rifugio alpino CAI Pietro Crosta. Tutti i rifugi sono nella piana del Veglia. Per pranzare nelle strette vicinanze del Lago d’Avino, la soluzione è un bel pranzo al sacco. Il percorso non prevede punti in cui è possibile rabboccare le borracce, se non lungo i ruscelli presenti nel primo tratto dopo Cianciavero, consigliamo quindi di munirsi di più borracce per evitare di rimanere a secco.
CURIOSITÀ
Il Monte Leone è la montagna più alta delle Alpi Lepontine, con i suoi 3553 metri e si trova al confine con la Svizzera. Il Lago D’Avino è a 2246 metri ed è un lago artificiale che racchiude le acque del Rio Cianciavero. La prima volta che siamo arrivati in questo luogo ci è stata detta una cosa che è rimasta impressa, “se facessimo un buco nel mezzo del lago alagheremmo il Traforo”; il Lago D’Avino infatti si trova sopra il Traforo del Sempione, la galleria ferroviaria che collega il VCO con la Svizzera, lungo quasi 20 km. Un’altra particolare curiosità che mi raccontarono, proprio riguardo questa parte del lago, fu che sono ancora visibili i resti di un aeroplano svizzero o tedesco, che si schiantò sulle alpi e che la neve e l’acqua hanno portato i resti fino a dove si trovano tutt’ora. Mi venne spiegato che erano 3 o 4 le persone a bordo (compresi pilota e copilota) e che si schiantò durante un viaggio di scambio di denaro per via delle bassissime nubi che impedirono la vista di qualsiasi ostacolo. Di questo avvenimento non siamo mai riusciti a saperne di più, visto che cercando su internet non è emerso nulla, se non le foto del reperto.